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infanzia giugno 2014 copertinaChe cosa hanno in comune Sara, medico, Annarita, impiegata part time, Giuseppe e Lucia, tecnici informatici, Catia, funzionario pubblico, Valentina, ricercatrice al Cnr, Lucia, Francesca, Massimo e molti altri?

Sono genitori, bolognesi da generazioni o d'adozione, con quattro nonni o senza nessun appoggio, chi con un figlio, chi con due e chi persino con quattro, che nell'ottobre 2011 decidono di costituire L'Associazione Dentro al Nido, uniti dalla consapevolezza, maturata sulla propria pelle, che frequentare un nido d'infanzia abbia permesso ai propri figli di conoscere per la prima volta una situazione sociale complessa, fatta di regole, relazioni, affettività, confronto, apprendimento e di tutto ciò che ritroveranno nel corso della loro vita, e a loro di conciliare con serenità gli impegni domestici e lavorativi, con il supporto costante delle educatrici al complicato ruolo di genitori, con tutto il carico naturale di incertezze, aspettative, ansie e desideri, specchio anche dei cambiamenti sociali di cui il nido finisce per essere un ricettacolo fondamentale: un microcosmo in cui le differenze e le difficoltà possono però diventare opportunità e valori.

La cognizione di quanto l'esperienza del nido d'infanzia fosse stata fondamentale per quei genitori – compresa chi scrive –, non solo per la funzione di cura offerta da una collocazione sicura dei bambini ma per le opportunità educative proposte, è diventata motivo di riflessione e focalizzazione in un passaggio critico dell'amministrazione locale in cui la messa in discussione di alcune strutture comunali ha dato la misura della fragilità di un bene che davamo comunque per scontato, vista la felice tradizione del territorio, e per la salvaguardia del quale abbiamo deciso di impegnarci, oltre la scadenza naturale dei nostri rapporti, con i bambini che crescevano, allargando l'orizzonte alla scuola dell'infanzia e quindi in una prospettiva 0-6, cercando sempre nuove idee, risorse, strategie e linguaggi comuni, in relazione costante e costruttiva con l'amministrazione locale che nel nostro territorio gestisce direttamente in larga misura e coordina in toto un sistema integrato.
Questa relazione ha attraversato, e tutt'ora è caratterizzata, da varie fasi: dalla rivendicazione frontale al dialogo, alla condivisione, incrociando altre iniziative ed altri genitori impegnati sullo stesso fronte, cercando di supportare chi inizia questo percorso di partecipazione e impegno, per renderlo più maturo e consapevole, e quindi più efficace.
Abbiamo scelto la forma aggregativa dell'Associazione in quanto a nostro parere, rappresenta una modalità concreta e pragmatica di praticare l'impegno civile e sociale: non solo a parole, ma anche in tanti fatti. Una forma che richiede investimento economico, costanza, regole, condivisione e che rappresenta un "luogo ideale" a cui fare riferimento per non disperdere energie e risorse, imponendosi una progettualità di medio e lungo termine.

Le prerogative di un'Associazione, in generale, sono infatti quelle di essere un gruppo, anche se piccolissimo, formalmente organizzato tramite un "contratto", lo Statuto; di avere obiettivi chiari e dichiarati nonché obblighi; di progettare attività, di conoscere i vincoli e le opportunità del territorio e quindi relazionarsi con il contesto e le altre associazioni.
Si tratta, in sostanza, dell'evoluzione organizzata di alcune spinte e motivazioni spontanee che ci avevano comunque raccolti attorno ad un obiettivo comune, nonostante la nostra formazione personale, i nostri orientamenti politici e le nostre strategie private per affrontare la genitorialità fossero di base – e in alcuni casi decisamente – distanti.
Nello specifico gli scopi dichiarati e aggreganti della nostra Associazione sono:
- realizzare iniziative volte a salvaguardare il patrimonio di servizi di qualità per la primissima e prima infanzia (0-6) con particolare attenzione ai servizi pubblici;
- realizzare iniziative volte a sensibilizzare la cittadinanza e il territorio nel suo complesso sul tema dei diritti del bambino all'uguaglianza delle opportunità educative e di sviluppo sociale. Uguaglianza che nei servizi pubblici per l'infanzia trova piena realizzazione;
- tutelare i bambini e i loro genitori nella fruizione dei servizi educativi e scolastici, intrattenendo rapporti con gli attori pubblici e privati impegnati nell'erogazione di tali servizi;
- realizzare e stimolare iniziative volte a garantire la salvaguardia dei diritti di tutte le parti coinvolte, all'interno di un sistema integrato, a prevalente gestione diretta, in cui l'attore pubblico svolge il ruolo di garante, esercitando un controllo costante e puntuale.

In questi quattro concetti abbiamo voluto razionalizzare alcuni desideri e bisogni, per poter cercare risposte concrete ad un'esigenza che tutti noi abbiamo sentito, quella cioè di poter affrontare con la maggiore serenità possibile l'avventura di genitori, che si declina in modi molto diversi: perché un genitore può essere solo di fronte a questa responsabilità, può essere un professionista affermato ma anche disoccupato, può avere la necessità di un sostegno perché il proprio figlio ha delle difficoltà specifiche, può essere arrivato da un altro paese e trovarsi per la prima volta a contatto con una società che a volte fatica a comprendere, in tutti i sensi, dalla lingua alle abitudini. E, altro presupposto per noi imprescindibile, è fondamentale che queste differenze non si traducano in differenti opportunità e trattamenti per i bambini.
Il tratto fondante della nostra scelta sta nell'essere fermamente convinti che proprio nel sistema di servizi e scuole dell'infanzia di qualità, con una forte e qualificante presenza del gestore pubblico, così come la conosciamo nel nostro territorio, stiano queste risposte e che quindi, pur con tutte le possibili trasformazioni legate all'evolversi del contesto, siano un irrinunciabile patrimonio comune che per esistere necessita di alleanze su cui va costruito e pensato un sistema di qualità, che rifletta un modello, un'identità sociale e culturale che però sappia includere tradizioni e culture diverse, fatta di incontri, di progetti comuni, in un forte patto che offra alle parti benessere e sostenibilità.
Necessita, insomma, di un villaggio che ne abbia cura. Che sia consapevole che servizi e scuole dell'infanzia di qualità non sono solo una risposta al bisogno di supporto educativo ed organizzativo dei genitori ma sono soprattutto l'inizio fondamentale di un percorso che renderà i bambini più forti emotivamente e più ricchi socialmente, curiosi della vita e non spaventati dal contatto con gli altri, esperti nei giochi e nelle attività quotidiane, orientati ad affrontare i loro piccoli e grandi compiti da regole interiorizzate in un contesto fatto di esperienza e cura, colorato e ricco di stimoli.
Percorso che, se qualificato e condiviso da tutti gli adulti di riferimento – quindi personale e genitori, ma anche istituzioni locali e nazionali –, e da tutti sostenuto, renderà il loro aprirsi al mondo una conquista gioiosa e non un trauma quotidiano, un'avventura imperdibile e non un distacco doloroso.
In questo senso siamo convinti che si possano realizzare piccoli progetti in ciascuna struttura (laboratori, corsi, incontri, volontariato), che sono la linfa vitale di una comunità in crescita, ma anche una grande rivoluzione culturale e un'inversione di rotta nazionale.

Le buone pratiche avviate nel nido d'infanzia si perfezionano nella cosiddetta "materna", quando ai bambini vengono dati gli strumenti fondamentali per affrontare il lungo percorso nell'istruzione. Scuola materna, o dell'infanzia, che per le competenze e le professionalità che esprime si configura già nella pratica come il primo livello del sistema scolastico e non come servizio e occorre battersi perché lo diventi definitivamente anche nel riconoscimento istituzionale, in quanto solo se sostenuta da radicali scelte politiche e quindi dotata delle necessarie risorse può, oltre a trasferire nozioni e coltivare attitudini, esprimere al meglio le proprie potenzialità nel prevenire fenomeni quale la violenza di genere, l'intolleranza, il razzismo, coltivando sin dalla tenerissima età valori quali l'integrazione, la solidarietà e il rispetto reciproco, senza compromettere le soggettività. Per dinamiche tutte adulte, ai bambini di questa età vengono richieste competenze e attribuite responsabilità sempre più performanti mentre l'imperativo che dovremmo porci come genitori e adulti artefici delle scelte politiche ed economiche è di mostrare coerenza e lungimiranza, restituendo ai bambini la loro infanzia e spensieratezza, riconoscendo al sistema educativo in genere, dai servizi alla scuola, tutte le risorse necessarie per supportarli e renderli più forti emotivamente come singoli e socialmente come comunità.
In conclusione, ricordando che l'Associazione in questi due anni ha promosso convegni, interpellato esperti di varia natura, da docenti universitari a ingegneri a politici, per confronti diretti con i genitori e il personale, organizzato eventi e raccolte fondi, vorremmo citare un esempio concreto tra i tanti di quanto descritto (con materiale fotografico e video disponibile in rete), segnalando il progetto "I diritti naturali di bambini e bambine" di Gianfranco Zavalloni – maestro e dirigente scolastico recentemente scomparso, noto, tra le altre cose, per la "pedagogia della lumaca" –, realizzato c/o il Nido d'Infanzia Comunale Roselle nell'anno educativo 2012-2013 che ha partecipato al convegno del 21-22-23 Febbraio 2014 a Reggio Emilia dal titolo "Educazione e/è Politica", titolo che di per sé esprime molto bene quello in cui l'Associazione crede fortemente.
Durante la programmazione didattica del nido Roselle, una delle strutture dalle quali l'Associazione ha tratto maggiore ispirazione e che tutt'ora vede un energico gruppo di educatrici e collaboratrici offrire il proprio contributo intellettuale ed economico, sono state realizzate attività specifiche di sezione inerenti i singoli diritti in oggetto, con sperimentazione diretta da parte dei bambini degli elementi naturali.

Contemporaneamente i genitori, con il supporto artistico di una mamma dalla grande manualità ed estro, hanno realizzato un libro illustrato con tavole formato A3, disegnate e colorate a mano dagli stessi genitori durante quattro laboratori, di sabato mattina c/o il nido, giornata in cui normalmente la struttura è chiusa. Alla festa di fine anno un nonno ha recitato pubblicamente i contenuti del libro illustrato, che è rimasto al nido a disposizione dei futuri iscritti e delle loro famiglie. Dello stesso testo sono state realizzate miniature consegnate alle famiglie frequentanti.
A completamento del progetto, con la collaborazione di due writers studenti dell'Istituto Artistico di Bologna Arcangeli, dei genitori, del personale, dei bambini e delle bambine e dell'Associazione Dentro al Nido, è stato realizzato all'esterno un murale sul diritto nr 10, il Diritto alla Sfumature, per valorizzare e rendere più accogliente l'ingresso di una struttura ancora efficiente ma che necessitava ormai di un tocco di calore (prima della realizzazione del murale tutti i soggetti adulti coinvolti si sono adoperati per la tinteggiatura delle pareti).

Per il reperimento della parte più consistente dei fondi necessari all'acquisto del materiale l'Associazione Dentro al Nido ha aderito al bando di Cittadinanza Attiva indetto dal Comune di Bologna e rivolto alle libere forme associative, offrendo così un'opportunità economica al nido che in autonomia non avrebbe potuto sfruttare.
L'obiettivo di questa operazione in linea con il nostro concetto di Comunità Educante è quello di condividere con il maggior numero di soggetti possibile, soprattutto non utenti, l'impegno quotidiano che all'interno dei Nidi d'Infanzia accompagna la crescita delle piccole e dei piccoli cittadini, prendendo questo Nido come esempio di importante punto di aggregazione per la fortunata posizione nel verde, per la possibilità di lasciare i propri bambini e bambine liberi, nello spirito di Zavalloni, di sperimentare e conoscere la realtà col gioco accanto ad altri individui di età diverse, e per la funzione di controllo sociale che una struttura come questa, con la sua utenza, esercita per questa zona del quartiere, avendone cura come un vero e proprio monumento "in divenire" e quindi come bene comune.
Perché se è vero che per educare un bambino serve un intero villaggio, è sicuramente vero che i bambini possono salvare il villaggio.

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